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Escobar – Il fascino del male
2017
Titolo Originale:
Loving Pablo
REGIA:
Fernando León de Aranoa
CAST:
Javier Bardem (Pablo Escobar)
Penélope Cruz (Virginia Vallejo)
Peter Sarsgaard (Shepard)
Escobar – Il fascino del male è un film del 2017, diretto da Fernando León de Aranoa
Non c’è il due senza il tre. Dopo le prime stagioni di Narcos ed Escobar: Paradise Lost (omettendo altri titoli in cui El Patron risulta più marginale o solo evocato), si è infine giunti a Escobar – Il fascino del male. Della sua necessità e originalità se ne può parlare ore senza trovare risposte convincenti. Fatto sta che, in questo periodo di continue riletture del personaggio, tutte le strade, e tutte le storie, portano a Escobar. La nuova fonte da cui attingere materiale è stavolta Loving Pablo, Hating Escobar, romanzo autobiografico della giornalista colombiana Virginia Vallejo, una delle più grandi promotrici del Patron a livello mediatico e anche sua storica amante (personaggio presente anche in Narcos sotto lo pseudonimo di Valeria Velez). Il film ripercorre tutta la loro relazione, dal primo incontro, avvenuto quando Escobar era all’apice della sua carriera di boss del narcotraffico e pronto a scendere in campo politicamente, fino all’uccisione di quest’ultimo nel 1993. Una liason contraddistinta in egual misura da “pasión” e “plomo”. Mentre il Paradise Lost diretto da Andrea di Stefano raccontava la lenta e inconsapevole discesa all’inferno di un giovane americano, ritrovatosi per amore nel pieno centro della corte di Escobar, il film diretto da Fernando León de Aranoa si rivela progressivamente come una rilettura al contrario de La Bella e la Bestia.
Virginia (Penélope Cruz) arriva in abiti sgargianti nella villa del principe, anzi, del re Pablo (Javier Bardem). Lui non è né un Adone né un lord inglese, infatti l’eleganza dei luoghi che possiede e frequenta stonano non poco con i suoi modi popolani e il suo fisico tarchiato. Eppure è amore a prima vista, cieco ma non troppo. Succede poi che, col progredire degli anni e della storia, la Bella ci appaia sempre meno bella e la Bestia diventi sempre più bestia. L’avvenenza e il sorriso di Virginia vengono soppiantati e macchiati da quel voto di fedeltà all’uomo che sta tenendo in ostaggio un intero paese. In Pablo invece è in atto un’esasperata trasformazione fisica, grottesca ai limiti del ridicolo, quasi a voler sparare in faccia al pubblico il vero volto del male: il mostro Escobar altro non è che un animale braccato, nudo, sgraziato ma anche letale, rabbioso, da abbattere. Bardem non sfigura affatto al confronto con i suoi illustri predecessori, arrivando forse a interpretare l’Escobar più intenso e somigliante di tutti. Il problema è che i pregi del film s’interrompono qui.
Non me ne voglia la signora Vallejo, restituita in modo encomiabile da una Penélope Cruz sempre all’altezza, ma il film tratto dal suo romanzo pretende troppo dallo spettatore, il quale sicuramente le accorderà lo status di vittima nella vicenda ma difficilmente le concederà altre scappatoie. Lo stesso concetto che funge da base a tutta il narrato di Escobar – Il fascino del male, quello di aver amato Pablo e odiato Escobar, mettendo inoltre l’accento sul primo postulato, viene messo terribilmente in discussione dal resoconto dei fatti realmente avvenuti. La sua storia personale diventa dunque un pretesto per raccontare nuovamente ciò che più interessa a tutti: il fascino del male. Peccato che oggigiorno si conti già un crescente numero di “narcosologi” o “escobaristi”, esperti di estradizione e storia colombiana senza mai essere passati dalle aule accademiche: perché, dunque, dover rispiegare tutto in modo anche più sbrigativo? Meglio soprassedere e aspettare tempi in cui non bisognerà necessariamente parlare di storie già note.
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